martedì 27 maggio 2014

Riflessioni post Europee 2014


Ho letto diversi commenti e riflessioni riguardo la sconfitta elettorale delle Europee, di segno diverso tra loro, tutti volti alla ricerca delle cause che hanno portato a un risultato relativamente deludente.
Dico relativamente perché la delusione è legata all'aspettativa che si era venuta creando prima del voto. E' innegabile infatti che se avessimo tenuto un profilo più basso, se avessimo conservato un briciolo in più di umiltà, ora valuteremmo diversamente questo risultato.
Non come una vittoria, sia chiaro, ma come un assestamento probabilmente si.
Io non voglio però passare il tempo a domandarmi se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, se questo risultato ci rafforza o ci indebolisce.
Non siamo noi il centro dell'universo e non siamo il fulcro dell'attenzione dell'italiano medio, il quale ha altri problemi e priorità.

Il punto focale è se questo risultato apporterà benefici o ulteriori danni ai cittadini italiani, a tutti i cittadini italiani: quelli che ci votano e che non ci votano, quelli che ci hanno votato prima e hanno smesso di farlo, quelli che non lo hanno fatto ma potrebbero.
Se spostiamo l'attenzione e guardiamo a quello che è il vero soggetto principale di questa storia, credo che non ci siano dubbi, la valutazione è oltremodo negativa. 
Se guardiamo alle necessità dei cittadini, elettori e italiani in genere, non possiamo nasconderci dietro scuse o falsi bersagli.
Un ritardo nella crescita del movimento si traduce in altro tempo sprecato prima che i problemi degli italiani vengano affrontati seriamente.
Abbiamo deluso e siamo venuti meno al nostro ruolo di portatori del cambiamento.
O così siamo stati percepiti. 
Poco importa al cittadino che questo sia dovuto a nostre mancanze nella comunicazione, a nostre falle organizzative o ad altro. Spenderò alla fine su questo qualche parola, a nostro uso e consumo.
Il risultato finale per gli interessi dei cittadini è una Caporetto e noi dobbiamo porci le giuste domande affinché quanto accaduto non si verifichi di nuovo. 
Dobbiamo porci in modo fortemente autocritico verso noi stessi, analizzare i casi in cui siamo andati meglio (o meno peggio) e fare tesoro delle esperienze positive, valutando le cause alla base dei successi, così come quelle alla base degli insuccessi.
E' vero, ogni parola proferita da chiunque di noi, Beppe in testa, viene strumentalizzata, perfino il messaggio sul maalox #vinciamopoi è stato deformato nella sua essenza. Ne hanno estrapolato un messaggio contro gli anziani che non c'è, accentuandone il senso negativo. 
Ma che gli anziani siano più restii ai cambiamenti, fatte salve le eccezioni, quegli anziani giovani di spirito di cui l'Italia è ricca, è un fatto risaputo.
Se questo accade a Beppe, figuriamoci se non può succedere ai nostri candidati, o ai nostri eletti, che siano essi in un consiglio comunale, regionale o in Parlamento.
Dobbiamo imparare a considerare questo fatto come un dato del sistema, una parte integrante del lavoro da affrontare in fase elettorale e detto tra di noi, io sinceramente, da attivista e elettore del Movimento, preferisco scoprire una zucca vuota durante una campagna elettorale che mandarla a ricoprire un ruolo istituzionale di qualunque genere.
La conclusione naturale è che dobbiamo preparare chi si candida a parlare in pubblico e non assumere atteggiamenti che possano dare l'impressione che stiamo nascondendo i nostri candidati. 
Se siamo per le preferenze e fino a prova contraria abbiamo anche votato una proposta di legge elettorale in tal senso, la visibilità di un candidato non è un crimine, al più una necessità a cui non possiamo sottrarci.
Se vogliamo che questa, chiamiamola, battuta d'arresto non diventi un declino inarrestabile, dobbiamo armarci di tutto il nostro coraggio e dirci che cosa abbiamo sbagliato, senza nasconderci dietro a un dito.
Non ho la pretesa di avere la verità in tasca e i sistemi complessi solo di rado presentano risposte facili e univoche a domande complicate. Cercherò pertanto di tracciare un elenco di cose che abbiamo sbagliato, sbagliucchaito o che potevamo fare meglio.
E' innegabile che ancora oggi sul web leggo decine di messaggi in cui si da "la colpa" agli elettori.
Cominciamo da qui. Smettiamola di dare la colpa agli altri.
Sarebbe già un inizio. Pensiamo piuttosto a rimuovere le cause che hanno portato questi "altri" a riporre la propria fiducia in partiti sputtanati da vicende giudiziarie che in noi.
Proseguiamo chiedendoci come abbiamo gestito la comunicazione verso i cittadini.
Abbiamo messo i nostri candidati in condizioni di essere efficaci nei loro interventi? Abbiamo remato tutti nella stessa direzione? Abbiamo informato adeguatamente i cittadini sui contenuti dei programmi? Abbiamo affrontato i temi che stanno loro a cuore o quelli che stanno a cuore solo a noi?
Chi non ci ha sostenuto ha votato diversamente oppure ha preferito non votare proprio. Prima di tuonare contro i giovani che sono andati al mare o che se ne sono "battuti il belino", come si dice dalle mie parti, chiediamoci cosa abbiamo sbagliato noi. E non solo a livello locale. Il vinciamo noi è stato uno slogan adeguato? In che modo riassume quel che siamo o che facciamo? Ci rappresenta fedelmente?
Se mettiamo l'elettore, il cittadino, al centro dell'attenzione, non possiamo ignorare un'altra nostra pecca, che sarebbe stata meno influente se non avessimo spinto a tavoletta sul dire che queste elezioni europee sono un test politico italiano. 
Dato che però lo abbiamo fatto e abbiamo rivestito questo voto di un significato politico superiore a quello che ha avuto di solito, abbiamo davvero chiesto ai cittadini quali sono i problemi che sentono di più? 
Abbiamo l'esperienza di liste civiche certificate che possono portare decine di esempi di vertenze locali che si intersecano da una parte con l'Europa e le sue elezioni e dall'altra con posti di lavoro e necessità primarie dei cittadini. Penso a esempi come lo spreco di soldi della comunità europea in progetti inconcludenti come il dannato progetto Buren per piazza Verdi alla Spezia, o all'impatto sociale che vertenze come quella di Piaggio a Genova hanno sulla vita di molti, ma potrei citare tanti altri esempi.
Quanto abbiamo messo davanti queste necessità primarie di sopravvivenza rispetto a temi di carattere più generale? Lo abbiamo fatto? Intendiamoci, i principi sono importanti da raccontare e chiarire, ma non possiamo per questo demonizzare chi in questo periodo crede di più in 80 euro (veri o finti che siano).
Se lo facciamo non abbiamo capito niente del livello di disperazione in cui molte persone si trovano oggi.
I nostri canali organizzativi ogni tanto si sono inceppati, anzi, ogni spesso, ma se è grave avere poco materiale informativo con cui informare l'elettore lo è ancor di più non fornire risposte alle domande e non saper dare una speranza che sia vera.
In mancanza di una speranza vera, le persone sono disposte ad accontentarsi di una finta e se la risposta a un problema la abbiamo ma ce la teniamo in un cassetto siamo doppiamente responsabili.
Dobbiamo ricordarci che oltre alle europee abbiamo avuto un importante test con le amministrative e non possiamo ignorare le informazioni che ci arrivano dall'analisi dei dati. 
In questo senso, ma vale anche per le europee, quanto siamo stati concreti?
Le persone vogliono sostanza, non slogan o discorsi. Prendiamo le percentuali e vediamo dove siamo stati più credibili e dove lo siamo stati meno. Siamo in rete, usiamola per chiedere informazioni a chi ha fatto meglio di noi e non solo per replicare migliaia di volte foto-slogan che suonano sempre più spesso vuote e irritanti per chi se le vede replicate a nastro sui social forum. Vestiamoci con un po dell'umiltà con cui abbiamo iniziato.
Gianroberto Casaleggio, in una delle interviste per queste elezioni, parlando dei nostri candidati, li ha definiti con tre aggettivi: onestà, trasparenza e competenza.
Ecco, noi a mio avviso ci scordiamo troppo spesso del terzo.
Quanto spazio diamo al merito? siamo più per l'uno vale uno o per l'uno vale l'altro? 
L'onestà e la trasparenza, solo il tempo può palesarle e sta a noi riportarle a essere di moda, ma la competenza è il solo parametro che possiamo mettere alla prova subito, prima del voto. Siamo oggi in condizione di dire in tutta onestà che abbiamo dato peso e spazio alle capacità dei nostri candidati?
 Quando si affronta una organizzazione di eventi complessi ci sono sempre dei momenti di criticità, dovuti alle pressioni del momento particolare. Siamo cittadini che si propongono in maniera adogmatica di affrontare e, possibilmente, risolvere problemi di altri cittadini. 
Questi momenti di pressione si affrontano e superano solo se si fa prevalere la tolleranza sulle paranoie e se si pone il rispetto reciproco e la pacatezza avanti al resto. 
Chi rema contro palesemente si rivela da solo e alla fine della fase di tensione c'è modo di discutere a mente fredda e prendere eventualmente le misure appropriate. 
Siamo riusciti a impedire che elementi di stress influissero negativamente? Caricare deputati e senatori di ruoli organizzativi dei tour è qualcosa che esula i loro già gravosi compiti. 
E' stata una scelta intelligente? Non era meglio sfruttare di più la capacità organizzativa dei territori e far si che i nostri eletti in Parlamento potessero concentrarsi di più sugli interventi politici come invitati speciali e portatori di esperienza?
Siamo certi di non essere passati dalla mancanza di struttura alla disorganizzazione?
Questo che pare un discorso secondario è per me un punto fondamentale invece. Ottimizzare l'uso delle risorse umane significa avere alla fine più tempo e persone che possano parlare ai cittadini, raccontare quel che abbiamo fatto e stiamo facendo e correggere la disinformazione.
Accentrare troppe responsabilità in poche mani, senza un criterio di razionalità peggiora anche la comunicazione, indirettamente.
Quanto abbiamo ascoltato invece di parlare?
E infine, ultimo ma non meno importante, quanto costerà al nostro paese questa nostra debacle? 

 

2 commenti:

  1. sono d'accordo in parte
    io credo che il movimento e in crescita costante
    e guarderei dentro la pesante sconfitta cosa cè grillo non credo che sia fesso e sono convinto che ha valutato i pro e i contro, con il termine vinciamonoi ha messo paura a renzi e al pd costringendo questi ultimi a prometere mari e monti a responsabilizato renzi e nello stesso tempo la reso debole nel futuro, tutte le promesse che ha fatto, sai meglio di me cosa dovrano pagare il popolo in termini economici e di posti di lavoro. Come dicono Beppe e
    Casaleggio non sono eterni e grazie al loro modo di attirarsi tutto contro i nostri ragazzi alla camera e al senato stanno crescendo e diventando classe politica di spessore

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  2. come ex candidata del Nord Ovest, condivido in pieno il contenuto delle riflessioni. Abbiamo dovuto combattere con i denti per ottenere pochi minuti per presentarci e parlare di Europa durante il tour. l resto era altro.

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