giovedì 23 luglio 2015

Contributi Pubblici Editoria al Corriere Mercantile - voto a favore del M5S Ligure


Il Movimento 5 Stelle è contro i contributi pubblici all'editoria, da sempre, ormai dovrebbero saperlo anche i sassi. Beppe ha passato anni a sgolarsi dai palchi a spiegare quanti milioni di euro di soldi pubblici vengon sperperati per tenere in piedi giornali che da soli non ce la fanno perché nessuno o quasi li legge più o per mille altri motivi.
Lo scorso anno il M5S ha presentato un disegno di legge alla Camera dei Deputati per abolire definitivamente questi finanziamenti, mantenendo il fondo per la mobilità e la riqualificazione professionale dei giornalisti.
Pare però che la cosa sia sfuggita ai consiglieri neo eletti in regione Liguria che tra lo stupore di molti attivisti, me compreso, hanno votato a favore di un ordine del giorno, che va in direzione diametralmente opposta.
L'OdG votato all'unanimità, avente come primo firmatario Raffaella Paita, impegna la giunta ad attivarsi presso il Governo per la vicenda che riguarda il Corriere Mercantile di Genova che naviga in cattive acque economicamente. 
Il documento impegna la giunta affinche "la richiesta di aiuto del direttore Angeli trovi nella politica ascolto e risposte concrete", risposte che la politica potrà concretamente tradurre in finanziamenti pubblici per l'editoria.
Nel documento si sottolinea che "il quotidiano è una testata storica del giornalismo genovese e italiano che dal 1948 offre un contributo essenziale al dibattito pubblico e alla pluralità dell’informazione".
Sempre nel documento si mette in evidenza che sono in gioco posti di lavoro di persone che negli anni hanno contribuito a garantire la ricchezza e la pluralità del dibattito pubblico.
In pratica il documento segue lo stesso leitmotiv di quello uscito dal Consiglio Regionale del 3 marzo scorso. 
Anche in quell'occasione, era il Corriere Mercantile l'oggetto del documento e anche in quell'occasione si parlava di pluralità di informazione.
Si chiedevano "subito i fondi dell'editoria" e si ricordavano le nobili origini della testata, nata nel 1824.
Inutile dire che anche in quel caso non poteva mancare un riferimento ai posti di lavoro a rischio:
 "La ventilata chiusura – si legge nel documento – oltre a rappresentare un ulteriore ridimensionamento della pluralità dell'informazione mette a rischio diversi posti di lavoro con la conseguente successiva difficoltà di collocazione, vista la crisi che attanaglia l'editoria e il settore dell'informazione in genere".
In entrambi i casi il voto all'unanimità ha sancito un pensiero unico che antepone le necessità dei pochi a quelle di molti. 
Con questo non intendo dire che vedere dei seri professionisti finire disoccupati mi faccia piacere. E' anche vero che ci sono tante testate indipendenti che non sono categorie protette da fondi pubblici.
Sarebbe stato utile che anche i consiglieri regionali liguri del M5S se lo ricordassero: una voce fuori dal coro in questo caso era più che mai necessaria, non per marcare a tutti i costi una qualche forma di diversità, quanto per difendere il principio secondo cui non ci devono essere categorie protette, tanto meno poi a macchia di leopardo, perché occorre ricordarlo, i contributi per l'editoria non ci sono per tutti, ma solo per alcuni degli attori dell'informazione.
Se il M5S è in regione, c'è per marcare una differenza col passato, altrimenti, se agli stessi OdG si danno le stesse risposte di sempre, cosa ci sta a fare?

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