domenica 5 luglio 2015

OXI



Ma quanti esperti di politica, di economia, di finanza e di relazioni internazionali popolano la rete in questi giorni. Se un merito sarà da ascrivere al referendum greco che proprio oggi, domenica 5 luglio 2015 sta avendo luogo sarà quello di aver messo in evidenza una volta ancora l'italiotaggine degli italiani.
C'è chi si spertica nello spiegare perché una vittoria del "OXI" sarà la fine della Grecia, dell'Italia, dell'Europa e chi spiega come invece questa sia l'unica possibilità di riscatto per quei paesi di serie B schiacciati dalla fredda, calcolatrice, culona Germania.
Chi fino a ieri conosceva la Grecia solo per la feta e il sirtaki oggi si improvvisa fine ellenista e rimbalza sul web il discorso di Pericle agli ateniesi solo perché suona bene e c'è la parola democrazia (ma chi caxxo è sto Pericle?).
E' tutto uno sperticarsi di commenti: chi dice che la Grecia in Europa non doveva entrare, chi dice che non dovevamo esserci nemmeno noi, chi sostiene che alla Germania il debito è stato abbuonato una volta, poi due, chi sostiene che i greci non han voglia di fare nulla, che se lo meritano, che i debiti si pagano, che l'età pensionabile ecc. ecc.
E' un florilegio di entusiasmi pro NAI o pro OXI specchio del nostro spirito italiota, da tuttologi a prescindere. L'OXI piace di più all'italiano medio perché a prescindere dal fatto che votare NO in Grecia possa essere una soluzione per risollevare la loro situazione economica, per noi quel NO vuol dire essere partecipi e, di riflesso, un po rivoluzionari. Col culo degli altri,sia chiaro, ma pur sempre rivoluzionari.
Ci siamo sentiti così per la primavera araba, anche se ha entusiasmato un po meno, e per ogni altra rivoluzione 2.0 per la quale fosse sufficiente un hashtag figo per sentirsi tutti dei Che guevara da tastiera.
Siamo un popolo di concorrenti recitava il testo di Cacao Meravigliao di Renzo Arbore e mai verità fu più vera.
Assistiamo in tv e sulla rete ai ping pong al vetriolo di Renzi con Varoufakis, della Merkel con Tsipras, il tutto condito da esperti che non lesinano pareri pro o contro le tesi di una o dell'altra parte. Gli immigrati a Ventimiglia non se li fila più nessuno. Potrebbero aver rimesso in sesto la Concordia per quanto ne sappiamo, con il contributo delle vendite del libro di Schettino e aver salpato per Marsiglia che non ce ne importa più nulla.
Siamo gli smemorati del villaggio globale, scimmie, ammaestrate a ricordare poco e ragionare ancora meno. Siamo morbosi nella nostra superficialità. Seguiamo il dramma greco con l'intensità con cui un adolescente guarda un porno e con la stessa durata, pronti a passare alla sollecitazione successiva non appena ci venga propinata dai media.
Siamo un popolo di moviolisti, quelli che il giorno dopo, noi lo avevamo predetto a prescindere da chi vinca. Siamo quelli che discutevano prima, durante e dopo, per giorni guardando l'evento al rallentatore, sezionandolo, criticando le minime variazioni economiche internazionali nel caso vinca l'OXI o analizzando il riassetto degli scenari politici nel caso vinca il NAI.
Siamo, in definitva, un popolo di abelinati che si esalta per le rivoluzioni altrui semplicemente perché non ha il coraggio di combattere le proprie.
Guardoni della rivolta, impotenti della sommossa, ci eccitiamo quando gli altri popoli sollevano la testa perchè troppo abituati a stare a capo chino e nascondere la testa sotto la sabbia, lasciando il culo all'aria.
Sempre in attesa del Principe straniero che venga a liberarci, anche stavolta, come ogni altra volta, attendiamo con fiducia che sia la pelle degli altri ad andarci di mezzo, per veder risolti, leniti i nostri problemi o per puro diletto.


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