mercoledì 20 agosto 2014

Fiumi di parole al 22% - la never ended story dell'iva sugli ebook


Quasi un anno e mezzo fa mi ero occupato dell'iva al 21% degli ebbok in un articolo sempre su questo blog. Da allora l'iva è salita al 22%, gli ebook sono sempre considerati prodotti elettronici e non possono ancora usufruire dell'aliquota ridotta consentita invece ai libri a gli altri prodotti catalogati come "culturali" (direttiva comunitaria in materia di Iva 2006/112/EC).
 In quell'articolo accennavo a come il governo Monti avesse fatto molte chiacchiere e pochi fatti e di come invece Francia e Lussemburgo, al contrario, alle parole hanno preferito le azioni concrete, pur esponendosi a procedure d'infrazione da parte di "mamma Europa".
. Il Governo d’oltralpe ha applicato un’aliquota ridotta del 7% sugli ebook, poi ulteriormente abbassato al 5,5% dal 2013 sia sui libri di carta sia su quelli digitali. 
Il Gran Ducato, invece ha introdotto un’aliquota ridotta ancora più bassa, del 3%.
L'Europa considera i due stati “colpevoli” di aver violato la normativa comunitaria in materia e di aver creato distorsioni significative all’interno del mercato digitale Ue visto che sull’acquisto di ebook viene applicata l’Iva vigente nello Stato dell’editore e non dell’acquirente e questo, sulla base di dati raccolti nel primo quadrimestre del 2012, ha condotto diversi operatori a investire nei due Stati grazie alla tassazione più favorevole.
La realtà però è che (leggete il mio vecchio articolo per i dettagli) la Francia aveva a suo tempo cercato di creare un fronte comune con gli altri paesi, anche con l'Italia, per opporsi a una direttiva che definire stupida è un complimento.
Potrebbe venire da chiedersi come mai la Francia e alri paesi si siano esposti e l'Italia no. Non certo perché siamo più ligi alle direttive europee, visto che in materia di raggiungimento della raccolta differenziata, o in materia di lunghezza dei processi o di vivibilità delle carceri o per le quote latte, le nostre belle procedure d'infrazione ce le prendiamo regolarmente e quasi, pare, con entusiasmo.
Quando si tratta di favorire l'accesso alla cultura, chissà come mai, siamo prudenti. A pensar male si fa peccato ma ogni tanto ci si azzecca, ma forse  in questo caso, più semplicemente sarà che abbiamo una classe politica di parolai, pronti a spendersi a sproposito quando meno serve e come meno è utile.
 Il tema della equiparazione dei libri cartacei-digitali è stato affrontato anche in Italia alla nostra maniera: una proposta di legge presentata da un gruppo di deputati, il cui primo firmatario è Davide Carlo Caparini (Lega Nord) punta a equiparare iI nuovi supporti digitali come personal computer, tablet e smartphone, ai libri cartacei in quanto consentono la fruizione ditesti, periodici e quotidiani. La proposta del parlamentare quindi partiva da questi presupposti per proporre l’applicazione di un’identica aliquota ridotta dell’Iva al 4% sulle pubblicazioni cartacee ed elettroniche, anche quando distribuite attraverso piattaforma telematica, per "incentivare alla lettura, accrescere la diffusione di testi, agevolare il risparmio delle famiglie, rispettare l’ambiente e diffondere prodotti ecocompatibili, fruibili, facilmente aggiornabili e interattivi".
Dopo le chiacchiere di Monti e questa proposta si è fatto avanti sull'argomento (a parole si intende) anche il Ministro Franceschini, il quale ha poi fatto una nemmeno tanto clamorosa retromarcia. Il decreto cultura (con il credito di imposta sulle erogazioni liberali effettuate da privati e imprese) approvato definitivamente dal Senato a fine luglio ha infatti lasciato inalterata l'Iva sugli ebook al 22%. 
Questo malgrado negli scorsi mesi il ministro Franceschini avesse fatto intendere che l'obiettivo del governo fosse quella di portarla al 10%. 
Forse qualcuno ha fatto pressioni afinché l'editoria cartacea venisse ancora una volta favorita? Può darsi, quel che è certo è che rilanciare a parole non costa nulla per cui non mi stupisce che in una nota dell'Ansa Franceschini dichiari che bisogna «abbassare al 4% l'Iva degli eBook, equiparandola a quella dei libri cartacei». 
Nella sua dichiarazione annuncia una battaglia per una posizione comune a livello europeo, battaglia che in realtà probabilmente non sarà necessaria. 
L'azione di Francia e Lussemburgo infatti ha il merito di aver portato alla luce il problema che pare, con buona pace del nostro Ministro, verrà  in qualche modo affrontato.
Il Commissario europeo per la fiscalità, Algirdas Semeta, ha recentemente dichiarato che la questione della tassazione dei libri cartacei versus libri digitali deve essere affrontata e risolta con l’armonizzazione e nell’ottica di una revisione generale della tassazione dell’Iva comunitaria da attuare nel 2015.
Per cui da una parte la procedura di infrazione resta una questione irrisolta che forse non approderà a niente prima che l'Europa si pronunci per riequilibrare la tassazione, chi si è mosso per tempo ha avuto un vantaggio per l'editoria digitale e il lavoro nel proprio paese e, come al solito i nostri politici si sono persi in fiumi di parole per niente.














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