martedì 22 marzo 2016

Bruxelles: la risposta dello stato islamico

La risposta alla cattura di Salah Abdeslam non si è fatta attendere, si parla di almeno 26 morti e 130 feriti e potrebbe non essere finita qui. Penso alle famiglie delle vittime e cerco di immedesimarmi ma non ci riesco. Credo sia impossibile comprendere lontanamente il dolore inatteso di chi ha visto un parente o un amico andare al lavoro, partire per un viaggio senza sapere che sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe incontrato.
Mi chiedo cosa farei io nei loro panni, cosa proverei: rabbia, frustrazione, senso di impotenza, incredulità, per la perdità di una moglie, un marito, una figlia, un padre o una madre.
Credo che se fosse toccato a me, perdere o esser perso per una causa del genere, l'intontimento sarebbe tale che le voci, quelle voci che da ora in avanti riempiranno le televisioni, suonerebbero ovattate e lontane. Ci sarà chi userà l'accaduto per propri fini, per chiamare l'ennesima crociata, chi generalizzerà, chi difenderà l'indifendibile e pochi, che nel silenzio, leveranno un pensiero o una preghiera per chi, sconosciuto in un Europa inconsistente, è stato sacrificato per motivi lontani che non gli appartenevano e che pensava non lo riguardassero.
Le bombe esplose ci ricordano nel peggiore dei modi che non possiamo considerarci distanti ed estranei in nessun caso.
Siamo tutti bersagli, siamo tutti vittime e siamo tutti carnefici, in un modo o nell'altro.

Nessun commento:

Posta un commento